“Padre Ricco Padre Povero”: il Controverso Approccio di Robert Kiyosaki alla Finanza Personale
Il libro “Padre Ricco Padre Povero” di Robert Kiyosaki è rimasto nella mia lista di letture per anni, parcheggiato lì mentre altri titoli più allettanti catturavano la mia attenzione. Questa esitazione è stata alimentata non solo dalla mia predilezione per libri su temi esoterici e romanzi, ma anche dalle numerose recensioni contrastanti che ho trovato online.
Queste opinioni antitetiche hanno fatto sì che posticipassi continuamente la sua lettura. Ciò nonostante, negli ultimi mesi ho avvertito il crescente bisogno di aggiornare le mie competenze professionali e personali, spingendomi a dedicarmi maggiormente alla lettura di saggi e manuali. Con questa nuova disposizione verso l’arricchimento del mio bagaglio di conoscenze, ho finalmente deciso di dare spazio al saggio di Kiyosaki. Il mio interesse rinnovato per l’apprendimento e la crescita professionale ha reso questo il momento ideale per esplorare le lezioni di finanza e business proposte da Kiyosaki, sperando di trarne spunti validi nonostante le critiche.
Un libro che divide
“Padre Ricco Padre Povero” è un titolo che ha scalato le classifiche dei libri più venduti, professando di rivelare i segreti finanziari che i ricchi insegnano ai loro figli, e che la classe media ignora. Ma oltre al successo, non mancano critiche e controversie. Il libro, che mira a rivoluzionare il modo in cui pensiamo al denaro e all’investimento, è amato da molti per i suoi consigli sull’indipendenza finanziaria e l’imprenditorialità. Di fatto, non è esente da opinioni negative, soprattutto per il modo in cui semplifica eccessivamente concetti finanziari complessi, spingendo alcuni lettori a mettere in dubbio la sua effettiva utilità nella pratica.
Semplificazione eccessiva e consigli discutibili
Nonostante il fascino delle promesse di Kiyosaki, molti esperti sostengono che “Padre Ricco Padre Povero” pecca di una semplificazione eccessiva dei principi di investimento e della gestione del denaro. Ad esempio, il libro è famoso per definire un’attività solo come qualcosa che mette denaro in tasca, escludendo beni come la casa propria, che secondo Kiyosaki non sarebbe un’attività ma una passività. Questa visione va contro la nozione contabile tradizionale e può trarre in inganno chi è nuovo agli investimenti.
Probabilmente se lo avessi letto dieci anni fa avrei fatto alcune scelte diverse nella gestione del mio patrimonio e del mio cashflow. Quello che probabilmente non avrei fatto comunque è investire nel mercato azionario in aziende che reputo sovrastimate o non in linea con i miei principi etici. Avrei infatti preferito investire, tenendo in considerazione del tessuto economico italiano, in piccole aziende virtuose nei settori dell’artigianato e dell’agricoltura (ma queste non sono quotate in borsa) piuttosto che nelle big tech o nel settore finanziario e farmaceutico.
Promozione dell’imprenditorialità a tutti i costi
Kiyosaki è critico verso l’educazione tradizionale e il lavoro dipendente (e fin qui mi trovo totalmente d’accordo con lui), promuovendo quasi esclusivamente la via dell’imprenditorialità. C’è da considerare però che questa visione non tiene conto del fatto che l’imprenditorialità non è adatta a tutti e può comportare rischi significativi (che vivo ogni giorno nella mia attività e in quelle dei miei clienti), compresa la possibilità di fallimenti finanziari. Alcune delle strategie fiscali suggerite nel libro, come utilizzare entità aziendali per detrarre spese personali, sono eticamente discutibili e potenzialmente illegali, portando più problemi che benefici (inoltre sono riferite agli degli Stati Uniti e quindi non sono sempre attuabili in altri paesi).
Un approccio polarizzante alla finanza personale
L’opinione che Kiyosaki ha sull’apprendimento accademico e sui lavori tradizionali è particolarmente controverso. Il libro spesso svaluta il valore dell’istruzione formale e critica coloro che scelgono di lavorare per altri, il che può essere demotivante e poco realistico per molti che trovano soddisfazione e successo in carriere tradizionali o nell’istruzione superiore.
Le critiche non mancano
Nonostante il suo immenso successo commerciale, “Padre Ricco Padre Povero” viene descritto, da alcuni recensori, come riduttivo e irrealistico, con un approccio che può risultare più confusionario che illuminante per i novizi della finanza personale. Anche la credibilità di Kiyosaki è stata messa in discussione, con dubbi sulla veridicità di alcune delle sue affermazioni e storie nel libro. Inoltre c’è da considerare che il libro è stato pubblicato nel 1997 e, anche se è stato aggiornato nel 2017 per il ventennale, è riferito alla situazione economica della prima metà degli anni novanta, che era totalmente diversa da quella che stiamo vivendo oggi.
Una lettura discutibile ma consigliata
In conclusione, mentre “Padre Ricco Padre Povero” può servire come un punto di partenza per chi è completamente estraneo ai concetti di finanza personale e indipendenza economica, è fondamentale approcciare il suo contenuto con scetticismo. È consigliabile integrare la lettura con altre risorse che offrono consigli più equilibrati e pratici. Suggerisco comunque la lettura del testo sia per rendersi conto dei suoi limiti sia perché ci si possono trovare all’interno idee condivisibili. Il libro rimane un fenomeno culturale che ha ispirato molti a pensare diversamente sul denaro, ma non senza sollevare una buona dose di polemiche lungo il suo cammino.